Parte l'obbligazione subordinata che rafforza il capitale di vigilanza degli istituti. In cambio il Tesoro chiede sostegno alle famiglie e alle pmi. Costo dell'operazione: 12 miliardi.
Via libera ai cosiddetti "Tremonti bond" [1]. Il 25 febbraio infatti, il ministro Giulio Tremonti ha firmato il decreto che prevede la sottoscrizione, da parte del ministero del Tesoro, di obbligazioni emesse dalle banche italiane.
Obiettivo del provvedimento e' quello di accrescere le opportunita' di finanziamento all'economia grazie alla maggiore patrimonializzazione delle banche, rispettando le regole stabilite in sede comunitaria sugli aiuti di Stato. E in un periodo di piena crisi, il mercato guarda con grande interesse alle maxi-cedole di questi titoli, che vanno dal 7,5 fino al 15 per cento.
COME FUNZIONANO. Le obbligazioni emesse dalle banche quotate, acquistate dal Tesoro e finalizzate a rafforzare il capitale di vigilanza (cosiddetto Core Tier-1) degli istituti di credito, avranno per questi ultimi un costo decisamente salato, sebbene inferiore rispetto alla prima definizione del decreto governativo. La cedola annuale dell'obbligazione oscilla tra il 7,5 e l'8,5 per cento per i primi anni, ma poi cresce progressivamente. Così come aumenta nel tempo il premio di riscatto. Il coupon di partenza al 7,5 per cento è riservato alle banche che agiscono sul lungo periodo, l'8,5 per cento invece vale per quegli istituti che non desiderano superare i 4 anni, ottenendo un rimborso alla pari. In ogni caso il Tesoro non può sottoscrivere obbligazioni per una quota superiore al 2 per cento del valore delle attività della banca emittente.
OPPORTUNITA' E RISCHI. Rendimenti così alti, però, fanno gola a molti altri investitori in un periodo in cui i Bot, per fare un esempio, offrono sì e no l'1 per cento. Ecco allora che, secondo il decreto, questi speciali bond subordinati possono essere sottoscritti da privati per almeno il 30 per cento del totale, ma in questo caso la cedola è più contenuta. Se la manovra dovesse funzionare, una parte del risparmio degli italiani servirebbe quindi a sostenere le ricapitalizzazioni del sistema bancario e l'onere a carico dello Stato ne uscirebbe ridimensionato.
Il problema è che per il loro rischioso profilo finanziario i "Tremonti bond" sono più simili ad azioni che ad obbligazioni, dunque non sono alla portata di tutti e vanno maneggiati da investitori esperti. Giusto per capire: i rendimenti di questi titoli vengono pagati solo quando c'è un utile da distribuire e vanno invece perduti nell'anno in cui l'esercizio della banca è in negativo (manca la cumulabilità). Inoltre il loro valore è vincolato al capitale: se quest'ultimo cala, anche l'obbligazione ne subisce le conseguenze.
I COSTI PER LO STATO. Già quattro grandi istituti di credito hanno mostrato interesse per questi bond ibridi e subordinati. Unicredit, Intesa, Monte dei Paschi e Banco Popolare ne hanno prenotati stock per 9miliardi di euro, esaurendo in pratica la prima tranche. Il decreto del governo, che dà attuazione all'articolo 12 delle norme anti-crisi, non prevede in modo chiaro un tetto alla sottoscrizione pubblica dei "Tremonti bond". Il premier Berlusconi ha parlato più volte di 10-12 miliardi a disposizione delle banche. Ma la cifra potrebbe crescere, anche perché in definitiva si tratta di un prestito e gli accordi presi con l'Ue consentono al ministero dell'Economia di calcolare gli esborsi a debito. Quindi non ci sarebbe aggravio ulteriore per il deficit statale del 2009.
LE CONDIZIONI PER LE BANCHE. Il Tesoro, però, non si accontenta di una pur sontuosa cedola. E presta soldi ai banchieri solo a determinate condizioni. Intanto l'adozione di un codice etico che metta un freno a stipendi e prebende per manager e dirigenti degli istituti di credito. Poi si chiede di rafforzare la dotazione del fondo di garanzia per le Pmi e l'aumento delle risorse per il credito da erogare alla piccola e media impresa. In più le banche che si avvarranno dei "Tremonti bond" dovranno sospendere la rata del mutuo per almeno un anno ai lavoratori in cassa integrazione o che vivono con un sussidio di disoccupazione.
E dovranno infine promuovere accordi per anticipare alle imprese le risorse necessarie al pagamento della cassa integrazione. Chi controllerà l'applicazione di queste condizioni? Nei piani di Tremonti toccherà a delle commissioni prefettizie vigilare sugli istituti bancari con la supervisione della Banca d'Italia, che ogni tre mesi relazionerà il ministero sulla situazione del credito regione per regione.
LO SCENARIO RESTA DIFFICILE. Le banche italiane saranno più solide di quelle americane o inglesi, tuttavia l'intervento di Palazzo Chigi si inserisce in un quadro internazionale che peggiora di giorno in giorno. I junk bond (titoli spazzatura) sono ormai un fenomeno fuori controllo e nessuno sa calcolare con esattezza quanto veleno scorra nelle vene delle banche, quale sia cioè il reale ammontare degli asset tossici nei bilanci del sistema creditizio.
Mentre la Casa Bianca discute su un possibile intervento diretto di salvataggio per Citigroup (la banca privata più grande al mondo), anche il colosso assicurativo Aig sembra vacillare di nuovo sotto i colpi di una perdita di capitale da 60miliardi di dollari.
Fonte:http://www.nannimagazine.it/articolo/'Tremonti+bond':+soldi+alle+banche,+ma+a+certe+condizioni
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