venerdì 6 marzo 2009

Obama,stress da potere e capelli grigi.



Due guerre, la crisi: 47 giorni al potere hanno già lasciato i segni sul giovane presidente

Obama (Reuters)
WASHINGTON — Probabilmente logora soprattutto gli altri, quelli che ne sono privi, come osservava l'arguto Belzebù. Ma sicuramente il potere incanutisce. Quando poi si è i più potenti del mondo, l'effetto neve può manifestarsi con rapidità mozzafiato. Sono passati appena 45 giorni dal suo insediamento e i capelli di Barack Obama stanno ingrigendo a vista d'occhio

Dipende anche dall'intervento di Zariff, il parrucchiere di Chicago che ogni due settimane assicura la continuità del suo taglio alla Quo Vadis, ma specie alla vigilia della coupe, le ciocche sale e pepe sono sempre più visibili alle tempie e nella parte superiore del cranio presidenziale. Il fatto in sé non è una novità. L'incarico si è già rivelato in passato una potente pozione per un precoce invecchiamento: Bill Clinton entrò nello Studio Ovale a 42 anni con una bella chioma castana e appena due anni dopo era una volpe argentata. Lo stesso George W. Bush ne è uscito dopo due mandati con la testa quasi completamente imbiancata: «Pensate che i miei capelli si siano ingrigiti perché sono il presidente? — aveva scherzato quest'ultimo —. No, è perché ho due figlie adolescenti». Ma la velocità con cui ne ha risentito la capigliatura di Barack Obama lascia basiti. In verità il processo era già cominciato in campagna elettorale: primaria dopo primaria, dibattito dopo dibattito, un velo grigiastro baluginava ogni tanto dalla testa del candidato democratico. Al punto da far sospettare più d'uno che Obama in realtà le mèche grigie se le facesse colorare da Zariff, per apparire meno sbarazzino e più «distinguished», più distinto di fronte al suo attempato avversario, l'ultrasettantenne John McCain. Chiacchiere, naturalmente. Che però nel mondo autoreferenziale della blogosfera sono dure a morire: due fronti contrapposti continuano a sostenere che il presidente si tinga i capelli, uno assolutamente convinto che li faccia più grigi per sembrare più vecchio, l'altro che berlusconianamente li annerisca per apparire più giovane.

Smentisce tutto Zariff, che continua a definirsi il suo barbiere (evidentemente a Chicago come in Sicilia, il parrucchiere si cambia solo in caso di decesso), ma non conferma se vola regolarmente a Washington per sforbiciare la chioma del comandante in capo: «Posso dirvi che i suoi capelli sono al cento per cento naturali, non accetterebbe mai di farseli colorare — ha detto Zariff al Washington Post —, ha qualche striatura di grigio, ma è normale nel suo gruppo di età. Non dovremmo preoccuparci troppo». Sarà. Ma per un leader che ama proiettare un'immagine di calma assoluta anche nelle situazioni più complicate, il grigio alle tempie è forse il segno che lo stress dell'incarico stia già reclamando un prezzo, perfino nel Supereroe Obama, alle prese con due guerre, la più grave crisi economica degli ultimi cento anni e con una squadra che perde i pezzi: l'ultimo a rinunciare, ieri, è stato Sanjay Gupta, designato a ricoprire l'incarico di surgeon general,
capo della gestione operativa del sistema sanitario. Come ricorda il geriatra Michael Roizen: «I presidenti invecchiano due anni per ognuno trascorso alla Casa Bianca».
Fonte: www.corriere.it

Paolo Valentino
06 marzo 2009

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