mercoledì 11 marzo 2009

Obama: nel prossimo G20 si arrivi a un coordinamento mondiale anticrisi


Il presidente Usa chiede nuove regole per ridisegnare il sistema finanziario globale e dice no al protezionismo

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama (a destra) con il segretario al Tesoro Timothy Geithner (Ap)
WASHINGTON (USA) - Azioni concertate in tutto il mondo, ma anche più regole: lo chiede il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ai Paesi del G20.

COORDINAMENTO MONDIALE - Il presidente Usa si dice certo che il prossimo G20 sulla crisi globale, che si terrà il 2 aprile a Londra, «avrà successo» e chiede che si arrivi a un «coordinamento mondiale» per regolamentare il sistema finanziario. Inoltre Obama invita tutti i Paesi a non seguire un modello protezionista. «Abbiamo due obiettivi in vista del G20» ha detto Obama, nel corso di un vertice alla Casa Bianca col segretario al Tesoro, Timothy Geithner. «Il primo - spiega - è di essere certi che si avvii un'azione coordinata a livello globale per far ripartire l'economia e il secondo è che si vada avanti nell'agenda sulle riforme per la regolamentazione del sistema finanziario». Riferendosi al meeting dei ministri finanziari in programma questo weekend a londra, Obama spiega che questo «sarà un meeting critico in un momento chiaramente critico per l'economia mondiale». Obama ha poi ribadito l'importanza che il mondo non cada nuovamente in «schemi protezionistici» perchè questa sarebbe la soluzione sbagliata alla crisi in atto.
«Stiamo agendo per stabilizzare il sistema finanziario, attraverso una serie di iniziative che abbiamo già preso e che continueremo a prendere in futuro per essere certi che il sistema finanziario sia solvibile e che le nostre banche siano forti» ha aggiunto Obama. «Uno degli argomenti che il segretario Geithner affronterà - ha detto ancora Obama - è come possiamo garantire che i mercati emergenti ed i Paesi in via di sviluppo, che possono essere colpiti molto duramente dalla crisi economica, possano rimanere stabili e continuare ad acquistare beni americani».
Fonte: www.corriere.it

11 marzo 2009

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