venerdì 13 marzo 2009

Controlli sulle banche, Tremonti: «Darei tutta la vigilanza alla Bce»

Il ministro da Londra: se ci sono operatori europei, ci vuole una verifica europea

MILANO - Per il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, occorre un sistema di vigilanza europeo, almeno per le banche, di portata sistemica. Lo ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa all’ambasciata d’Italia a Londra, alla vigilia della riunione dei ministri delle Finanze del G20. «Io darei tutto alla Bce - ha osservato il ministro -. Non so se bisognerebbe cambiare i Trattati. La mia visione culturale e politica è che siamo una comunità e sarebbe corretto avere una vigilanza sistemica». Per il ministro «se ci sono operatori europei, ci vuole una vigilanza europea».

IL RUOLO DEI PREFETTI - Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha annunciato che ci sarà «un grandissimo impegno dei Prefetti» negli osservatori sulla stretta al credito per famiglie e imprese da parte delle banche. Tremonti non ha voluto rispondere alla circolare della Banca d’Italia secondo cui i Prefetti non possono chiedere direttamente alle banche i dati sull’andamento del credito («una richiesta diretta di dati disaggregati alle banche non appare giustificata») ma si è limitato ad osservare che «per me è stata ragione di grande orgoglio prendere la parola davanti a tutti i Prefetti della Repubblica italiana».

FONDI NON SPESI - «Nel bilancio pubblico - ha poi detto Tremonti - c’è una quantità enorme di capitali che devono essere spesi, una quantità impressionante di fondi che possono e devono essere spesi. La cassa depositi e prestiti ha ancora un fondo rotativo di 4 miliardi non richiesti: era un fondo per la ricerca scientifica, inventato da noi nel 2004, ma è rimasto quasi intoccato fino ad ora. Ci sono da 7 a 12 grandi opere con capitali privati bloccati per burocrazia o falsa democrazia. La nostra proposta affinché un ricorso al Tar non blocchi il cantiere ha incontrato una resistenza ambientale incredibile». «La nostra linea - ha spiegato ancora il ministro è di non fare una politica di deficit, pensiamo non sia un bene per il nostro paese, è complicato gestirne gli effetti».
Fonte:www.corriere.it
13 marzo 2009

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